Disegno del suono, montaggio e masterizzazione: Giuseppe Scali

Impaginazione grafica: Francesca Gambelli

Foto di copertina: Elena Tredici

Il lavoro che ha compiuto su ciascuno dei cento (!) pezzi, un lavoro meticoloso, approfondito, va persino al di là del “normale” ruolo di interprete. Ilaria ha portato a sé ciascun brano quasi divenendone co-compositrice, vivendo ogni nota, ogni sonorità, ogni dinamica, ogni gesto. Ogni brano, nella sua brevità, è stato vissuto come una piccola ma intensissima avventura, espressiva prima ancora che esecutiva: e di ogni brano la dimensione “didattica” è stata da ilaria totalmente trascesa, rendendo ognuno di questi “respiri musicali” un brano da concerto.

Alessandro Solbiati, dalle note di copertina del cd (vedi sotto)

La splendida qualità dell’interpretazione conferma in modo eloquente le osservazioni sul carattere non rinunciatario dello scopo didattico: Ilaria Baldaccini, che è solita cimentarsi con musiche assai più ardue, mantiene la stessa cura e lo stesso spirito di ricerca ed esalta in modo esemplare le qualità di concentrazione, varietà e invenzione dei cento piccoli pezzi.

Paolo Petazzi, Classic Voice, dalla recensione del cd Corde e martelletti valutato cd cinque stelle, n. 296 – gennaio 2024

È NATA una stella? Baldaccini è già nata da tempo come maga della tastiera eppure questa sua performance è la più rivelatrice. Adesso nessuno può più ignorare quanto brilla questa stella. Apertura con sorpresa. Alessandro Solbiati alle prese con un problema: come insegnare ai giovani allievi a suonare il pianoforte moderno, ipermoderno, contemporaneo, non più matronale, non più rispettabile ma oggetto di delizie iconoclaste? Nel 2018 pubblica una raccolta di cento piccoli pezzi per crescere al pianoforte. Baldaccini ne sceglie alcuni. Scopriamo la grazia e la spregiudicatezza. Giochi con lieve «preparazione», giochi sugli acuti brillanti/inquieti e sui bassi tenebrosi/tempestosi. Ma l’interprete contemporaneo non «suona» lo strumento, «ha a che fare» con lo strumento. Ecco allora un piccolo grido, un sospiro, un risolino, mentre scorrono direttamente sulla cordiera graziosi arpeggi e leggere percussioni. Solbiati grandissimo e la sua traduttrice in suoni, pure.

Mario Gamba, il manifesto, dalla recensione del concerto del 12 dicembre 2022 presso Nuova Consonanza – Roma, 16 dicembre 2022

Mancava l’incisione discografica e più in generale l’interesse di un pianista in grado di sublimare l’aspetto didattico e lavorare sui 100 pezzi con un’inclinazione interpretativa portata ai massimi livelli: la carenza è stata colmata da , che si è preoccupata di dare anima e profondità alle azioni prescritte da Solbiati. Tutto ha un senso e una direzione in Corde e Martelletti, luogo in cui Ilaria Baldaccini ha alzato il livello delle prospettive rendendo difficile ulteriori, possibili miglioramenti degli elementi che lo costituiscono. Se non è uno standard, poco ci manca.

Ettore Garzia, Percorsi musicali, dalla recensione del cd Corde e martelletti, 16 gennaio 2024

In un doppio cd, etichetta Ema Vinci, la toscana Ilaria Baldaccini ne propone la prima registrazione: emozionante grazie all’estrema cura con cui cesella ogni miniatura.

Gregorio Moppi, per, La Repubblica, 10 giugno 2024

Corde e martelletti
Cento piccoli pezzi per crescere al pianoforte
di Alessandro Solbiati

Il problema dello scollamento tra il procedere del pensiero musicale del XX secolo e il giovanissimo aspirante musicista, cioè l’assenza o quasi di una letteratura musicale contemporanea consapevole dei nuovi linguaggi e al contempo avvicinabile anche da uno studente alle prime armi è sempre più evidente. La conseguenza è grave: la musica d’oggi in pratica non può far parte in modo naturale del percorso di crescita di un principiante.
Dietro l’amichevole e forte spinta della pianista Maria Grazia Bellocchio, che, al di là della sua attività esecutiva, moltissimo sta facendo proprio nel campo di una didattica strumentale che guardi alla musica d’oggi, ho deciso di comporre una vasta serie di brevissimi brani pianistici, cento pezzi divisi in tre successivi libri, in cui il mondo dei gesti e figure proposto è inequivocabilmente il mio, senza concessioni né sconti, ma in cui si tiene presente che a suonare saranno dei piccoli.
Questi cento pezzi hanno un irraggiungibile “nonno”, il bartokiano Mikrokosmos, e un impareggiabile “padre”, ancora in fieri, gli Játékok di György Kurtág.
Il titolo allude al fatto che il pianoforte non è solo tasti e martelletti, ma anche corde. Anzi, di più: tutto lo strumento è un corpo sonoro che verrà complessivamente indagato, “dialogando” con lui.
Tra i cento pezzi vi sono due categorie fondamentali: quelli che rivisitano in modo diverso le principali categorie della musica e del pianoforte, suonando “normalmente” in tastiera (legato/staccato, velocità di articolazione, capacità di polifonia, dinamiche, ritmi regolari e irregolari e sovrapposizioni ritmiche, uso del pedale e degli altri pedali, uso del registro, capacità di spostamento delle mani sulla tastiera nei vari registri etc.); quelli che indagano sonorità differenti: l’uso molteplice della cordiera, di preparazioni delle corde, della percussione di altre parti del “corpo” del pianoforte, di oggetti con cui “far risuonare” lo strumento e così via. Le due “categorie” possono essere poi naturalmente mescolate.
Ogni pezzo ha un titolo suggestivo, perché l’evocazione di un’immagine, di un elemento extra-musicale cui riferire il carattere del pezzo, fin dai tempi dell’Album für die Jugend schumanniano aiuta molto il giovane esecutore a entrare in contatto intuitivo con la musica proposta dal brano.
Molti dei titoli (e dei brani) hanno un vistoso risvolto sorridente e giocoso, poiché è fondamentale recuperare un rapporto ludico con la musica d’oggi, troppo spesso considerata eternamente corrucciata, seria ed intellettuale: è importantissimo non prendersi troppo sul serio…
Sui volumi a corredo di ogni pezzo vi è un mio breve commento, teso ad esplicitare le motivazioni immaginative e tecniche di quel brano.
Comporre questi pezzi ha costituito un momento di crescita per me: sono stato costretto infatti ad arrivare ogni volta alla sintesi estrema della mia immagine, a ciò che è essenziale, ad usare gli strumenti minimi indispensabili per non rinunciare alla mia idea andando però incontro alla fantasia, alle capacità tecniche e soprattutto allo stupore del giovane musicista, cercando di suscitarne la curiosità e la voglia di giocare con lo strumento.

Non posso però concludere questa mia presentazione senza un ringraziamento emozionato e profondamente sentito a Ilaria Baldaccini e senza un commento su quanto da lei realizzato. Il lavoro che ha compiuto su ciascuno dei cento (!) pezzi, un lavoro meticoloso, approfondito, durato mesi e mesi, va persino al di là del “normale” ruolo di interprete. Ilaria ha portato a sé ciascun brano quasi divenendone co-compositrice, vivendo ogni nota, ogni sonorità, ogni dinamica, ogni gesto, non ritenendosi soddisfatta nemmeno quando…era il compositore stesso a dirle che andava benissimo.
E questo perché ogni brano, nella sua brevità, è stato vissuto come una piccola ma intensissima avventura, espressiva prima ancora che esecutiva: e di ogni brano la dimensione “didattica”, pur ovviamente importante, è stata da Ilaria totalmente trascesa, rendendo ognuno di questi “respiri musicali” un brano da concerto.
Davvero grazie, Ilaria!

Corde e martelletti: opera didattica o pezzi da concerto?
di Ilaria Baldaccini

Corde e martelletti nasce guardando ai giovani e ai giovanissimi con l’obiettivo di avvicinarli al pianoforte pensato come corpo sonoro nella sua totalità, incuriosirli e appassionarli, introdurli alla musica colta contemporanea. Ognuno dei cento piccoli pezzi (ad eccezione dell’ultimo, l’unico scritto per pianoforte a quattro mani) è racchiuso nello spazio di una pagina e dura dai venti secondi al minuto e mezzo (con poche eccezioni), i titoli sono accattivanti e i commenti del compositore a compendio di ogni brano servono al giovane pianista per orientarsi nell’esecuzione e interpretazione dello stesso. Il gioco è uno degli elementi sui quali si sofferma Alessandro Solbiati nel presentarci questa lunga opera e non vi è dubbio che maneggiare tutti gli oggetti che servono per produrre i suoni richiesti sarà motivo di divertimento e indagine dello strumento, di curiosità e scoperta, di stupore e meraviglia. Eppure non possiamo fermarci a questo aspetto. Corde e martelletti non può essere considerata soltanto un’opera didattica, perché l’estrema varietà dei brani, la pluralità dei suoni messi in campo, la molteplicità di caratteri e il modo concitato e incalzante con il quale i pezzi si susseguono, determinato dalla loro brevità, danno vita ad un ascolto di grande interesse destinato anche ad un pubblico da concerto. La precisione ritmica che spesso è richiesta, la profondità espressiva, le competenze tecniche ed interpretative necessarie sono tali per cui nelle mani di un pianista esperto ogni pezzo può indubbiamente prendere una forma più completa e soddisfacente. È vero che questo si potrebbe dire per qualsiasi pezzo scritto e concepito con finalità didattiche, ma in questo caso la densità della scrittura compositiva, il linguaggio ardito e l’audacia con la quale si chiede all’interprete di coordinare le due mani, spesso divise tra tastiera e cordiera, e di mettersi in gioco anche da un punto di vista espressivo-teatrale non ne fa un’opera destinata soltanto ai bambini o ai giovani pianisti. Relegare questi cento piccoli pezzi solo all’ambito didattico sarebbe quanto meno un gran peccato, pensarli solo da quel punto di vista sarebbe riduttivo e avrebbe come risultato quello di ridimensionare un’opera che ha un ben più ampio respiro. La musica contemporanea, definita spesso – anche dal pubblico che è solito frequentare le sale da concerto – difficile da seguire e a tratti incomprensibile, ha una naturale continuità con la grande musica del passato. Una raccolta come questa può riuscire nell’intento di introdurre ad un ascolto più complesso perché si muove con equilibrio tra brevità e stupore, laconicità e incanto, sorpresa e vigore, enfasi e gioco. E dal momento che il gioco, l’aspetto ludico è evocato da Alessandro Solbiati, visto che sono i bambini i primi dedicatari di questa opera, visto che possiamo identificare i giovani studenti come i responsabili della genesi di questa lunga sequenza di composizioni, lasciate che mi rivolga a loro per entrare più nel dettaglio di questa mia incisione.

A tutti i bambini e ai ragazzi che giocheranno con Corde e martelletti
di Ilaria Baldaccini

La musica è un meraviglioso gioco di intrecci sonori e nessuno come i bambini sa quanto sia importante giocare con passione e serietà! Già la dedica di Alessandro Solbiati sui tre volumi di Corde e martelletti è a Gabriele e a Lea, suoi adorati nipotini, e a tutti i bambini. Alla sua aggiungo la mia e, oltre a quella, qualche appunto su questa registrazione che potrà farvi capire perché ho usato il verbo giocare invece del verbo suonare e perché questa lunga opera è qualcosa con cui ci si può anche divertire.

Cari ragazzi, per eseguire questi cento piccoli pezzi è davvero necessario usare tutte le parti del pianoforte: la tastiera da sola (scontato!…), le corde … da sole, il legno, la ghisa. Poi corde, legno e ghisa. Poi tastiera e legno. La cosa si fa interessante! Continuo: tastiera e corde, tastiera e voce! Continuo ancora: tastiera da sola, ma con le corde preparate! Cioè?! Cioè si deve fare tanto uso di patafix o blu-tack (una pasta adesiva modellabile), catenelle metalliche, monete, bicchieri, pezzi di camera d’aria, palline di gomma, panni pesanti, oggetti di vario tipo. Vi faccio qualche esempio. Nei numeri 67 e 68 Alessandro Solbiati chiede di inserire tra le corde di quattro note del registro centrale delle monetine da un centesimo per ottenere il suono delle campane (sono difficili da incastrare, ma di dimensione perfetta!). Nel numero 77 per produrre l’effetto del lamento è necessario strusciare longitudinalmente sulle corde il bottle neck, piccolo cilindro di metallo usato frequentemente dai chitarristi. I trilli e i guizzi afoni e irregolari del numero 78 sono prodotti grazie ad un panno pesante posto in cordiera nell’estensione media. Nel numero 86 la porta che cigola evocata nel titolo è un righello di metallo sfregato longitudinalmente lungo le corde gravi e il colpo di teatro inaspettato e terrorizzante della fine richiede la presenza sulle corde della zona medio-acuta di piccole lastre di metallo, che io ho sostituito con collane ed orecchini piuttosto pesanti e appariscenti che sono solita indossare! E sempre per rimanere in tema di gingilli di vanità, per il numero 88 così come per il 31, per i quali è richiesto di stendere una catenella di metallo sulle corde, ho scelto un bel filo di perle bianche leggere, risonanti… ed eleganti! Per eseguire il numero 39 dovrete cercare una bicicletta con una ruota forata, tagliare un pezzetto di copertone, arrotolarlo e strusciarlo lungo le corde per sentire quei suoni così striduli da tapparsi le orecchie! E come se non bastasse vi serve un bicchiere (un piccolo bicchiere, io ne ho utilizzato uno con il quale di solito bevo il limoncello) da muovere con più o meno pressione in cordiera. Per fare il 49 ho rubato un guanto ad un fisarmonicista a me molto caro e… voilà!… le braccia scivolano meglio sulla tastiera. Nel 56 mi sono proprio divertita ad urlare, a stupirmi, a sentirmi delusa, disperata!!! …ma poi sollevata e allegra! E nel numero 62 sono diventata una percussionista. Lo stesso vale per il numero 17, una danza senza note molto divertente. Se nel 62 le corde sono stoppate (come accade in molti altri brani della raccolta, per esempio i meravigliosi 22, 23, 24 e 61), il numero 17 è realizzato interamente battendo con le unghie o con le nocche sulle corde libere, sul legno e sulla ghisa. In altri casi, come all’inizio del numero 99, la percussione è realizzata con le bacchette da timpano; altre volte battendo sul bordo dello strumento, come nei numeri 47 e 90. Il 64? Uno scioglilingua no sense a voce parlante registrato in convalescenza dopo una brutta influenza. Il timbro della mia voce si è abbassato, è diventato più scuro. Ho deciso così di provare questo numero 64 (e non solo questo) e mi ha convinto! Come si dice, nessun male vien per nuocere! Per il 65 invece prendete una piccola palla di gomma dura, di quelle fantastiche che adoravo da piccola perché rimbalzano tanto in alto, e fissatela bene a un ferro per fare la maglia (lo potete chiedere alla mamma…ehm…forse alla nonna… esistono ancora mamme e nonne che fanno la maglia?!…). Con quello creerete un’affascinante risonanza sulla quale emergeranno melodie molto conosciute.
Sono diversi i brani dove Alessandro Solbiati menziona i compositori del passato o dedica loro un omaggio. Oltre al 65, appena citato, i numeri 46, 74, 80 e 84 sono altri esempi. In generale è importante prendere confidenza con il pedale tonale, quello centrale del pianoforte a coda, così poco usato nel repertorio tradizionale e qui invece così utile! Provate inoltre a premere il pedale di risonanza e a mettere un dito su più punti delle corde collegate ad un solo tasto: cosa accade? Sentirete gli armonici. Sarà una meraviglia scoprirlo. Potete farlo studiando per esempio il numero 48 o il 72, che sono due dei tanti brani di calma, poesia e dolcezza estrema. Altri esempi di questo tipo sono i numeri 13, 18, 24, 32, 35, 43, 45, 48, 51, 63, 91, contrastanti con l’energia dei numeri 41, 79, 50, solo per citarne alcuni, e con la forza dinamica deflagrante dei numeri 28 e 85. È importante imparare a coordinare le due mani, spesso divise tra tastiera e cordiera, come nel numero 92 (uno dei più tetri e misteriosi della raccolta), nel 38 o nel 54. In altri casi tutto si svolge interamente in cordiera come nei numeri 16, 57, 71 e 96. Costante è poi l’utilizzo di tutta l’estensione della tastiera e la cosa in vari casi risulta molto divertente e accattivante, come nel numero 14 e nel numero 15, dove il compositore crea due personaggi contrapposti: uno cattivo e uno buono. Nel 14 la voce del buono, calda e paziente, è affidata al grave e quella cattiva, bisbetica e brillante, all’acuto. Nel 15 il buono, dal carattere dolce e rassicurante, si esprime con suoni alti; il cattivo è affidato al basso ed ha una personalità dirompente e spaventosa! Due parole ancora per il numero 100. Il Maestro Solbiati vi lancia un monito: non dimenticate mai l’importanza di suonare insieme agli altri. Ed ecco che dopo novantanove pezzi ne aggiunge uno, composto da otto sezioni, da eseguire a quattro mani. La mia compagna di tastiera è stata la splendida pianista e amica Emanuela Piemonti e lo abbiamo registrato in una giornata fredda dal cielo terso, dopo un buon pasto di condivisione e risate.
Appassionatevi, ragazzi. Siate curiosi, sempre. Indagatevi, sperimentatevi. Ascoltate voi stessi, gli altri, tutto quello che vi circonda in qualunque posto vi troviate. Se vi lascerete coinvolgere dallo studio di questi tre bellissimi volumi e non solo, se entrerete nel magico mondo della musica colta contemporanea, potreste diventare dei collezionisti seriali: ogni oggetto può servire infatti ad ottenere un suono meraviglioso o, nella peggiore delle ipotesi, interessante e nuovo, mai immaginato. Diceva John Cage, il quale partì per le sue riflessioni sulla musica dal presupposto che tutto è suono: «La gente può benissimo uscire dai miei concerti pensando di aver ascoltato dei rumori, ma si troverà in seguito nella condizione di scoprire nella vita quotidiana un’insospettabile bellezza». Dunque giocate, suonate, emozionatevi e siate felici!

 

Ringrazio di cuore Alessandro Solbiati per il confronto costante e lo scambio di impressioni e idee che ha avuto con me durante l’incisione di questi cento brani, rendendo questa esperienza ancor più speciale ed importante. Ringrazio Emanuela Piemonti per la sua preziosa collaborazione. Dedico questo lavoro a Francesco, mia forza, mio sostegno, mio tutto.

LIBRO I

n. 1 Campane a festa 0:32
n. 2 Scioglilingua 1a “Terrazze” 0:26
n. 3 Scioglilingua 1b “Il cerchio” 0:20
n. 4 Spilli (vicini e lontani) 0:26
n. 5 Scioglilingua 1c “Il filo rosso che canta” 0:39
n. 6 Ritrovandosi nella nebbia 1:09
n. 7 Il chiodo fisso 0:23
n. 8 Campane che vanno, campane che vengono 0:38
n. 9 La minaccia 0:36
n. 10 Scioglilingua 2°a, b, c “Il vortice” 0:43
n. 11 Corale con riverberi 0:53
n. 12 Fischiettando … una serie! 0:38
n. 13 Il canto abbraccia la tastiera 1:20
n. 14 Acuto/Grave – Cattivo/Buono 1:01
n. 15 Acuto/Grave – Buono/Cattivo 0:36
n. 16 Invenzione sulle corde 1:28
n. 17 Danza senza note 0:22
n. 18 Ipnotico… 0:51
n. 19 Salita con incontri 0:51
n. 20 Canta! 0:47
n. 21 Conta! 0:41
Tre atmosfere a corde stoppate:
n. 22 I – Moody 0:39
n. 23 II – Jazzy! 0:28
n. 24 III – Sweetly 1:03
n. 25 Fortissimo/Pianissimo 0:41
n. 26 Aube (variazione di “Corale con riverberi”) 1:07
n. 27 Mosquitos 0:31
n. 28 Centrifugo 0:49
n. 29 L’ossessione risolta 0:48
n. 30 Meccanico 0:41
n. 31 Il mio primo…clavicembalo! 0:49
n. 32 Notturno (omaggio a B.B.) 1:43
n. 33 Passacaglia 1:19

n. 1
Campane a festa
0:32

n. 2
Scioglilingua 1a “Terrazze”
0:26

n. 3
Scioglilingua 1b “Il cerchio”
0:20

n. 4
Spilli (vicini e lontani)
0:26

n. 5
Scioglilingua 1c “Il filo rosso che canta”
0:39

n. 6
Ritrovandosi nella nebbia
1:09

n. 7
Il chiodo fisso
0:23

n. 8
Campane che vanno, campane che vengono
0:38

n. 9
La minaccia
0:36

n. 10
Scioglilingua 2°a, b, c “Il vortice”
0:43

n. 11
Corale con riverberi
0:53

n. 12
Fischiettando … una serie!
0:38

n. 13
Il canto abbraccia la tastiera
1:20

n. 14
Acuto/Grave – Cattivo/Buono
1:01

n. 15
Acuto/Grave – Buono/Cattivo
0:36

n. 16
Invenzione sulle corde
1:28

n. 17
Danza senza note
0:22

n. 18
Ipnotico…
0:51

n. 19
Salita con incontri
0:51

n. 20
Canta!
0:47

n. 21
Conta!
0:41

Tre atmosfere a corde stoppate:

n. 22
I – Moody
0:39

n. 23
II – Jazzy!
0:28

n. 24
III – Sweetly
1:03

n. 25
Fortissimo/Pianissimo
0:41

n. 26
Aube (variazione di “Corale con riverberi”)
1:07

n. 27
Mosquitos
0:31

n. 28
Centrifugo
0:49

n. 29
L’ossessione risolta
0:48

n. 30
Meccanico
0:41

n. 31
Il mio primo…clavicembalo!
0:49

n. 32
Notturno (omaggio a B.B.)
1:43

n. 33
Passacaglia
1:19

LIBRO II

n. 34 Si apre il sipario! 0:36
n. 35 Il canto disperso 1:50
n. 36 Piccola pantomima 1:00
n. 37 Vortici 0:43
n. 38 Cristallino 0:50
n. 39 Misterioso 1:31
n. 40 Monotòno 0:52
n. 41 Vivace 0:57
n. 42 La piuma (…pensando a Forrest Gump…) 1:06
n. 43 Eco I (da Interludio n. 2) 1:08
n. 44 Attrazione fatale (ringraziando G.B. e L.B.) 0:48
n. 45 Tre voci dialogano in canone 1:32
n. 46 In trasparenza (omaggio a Johannes Brahms) 0:40
n. 47 Bussando…(Hoquetus) 0:37
n. 48 Rituale 1:56
n. 49 Angeli 1:06
n. 50 Riccioli (Buon compleanno!) 0:37
n. 51 Eco II (da Interludio n. 10) 2:04
n. 52 Nero 0:39
n. 53 Incroci 0:49
n. 54 Arpa e violoncello 1:21
n. 55 Una linea o due? 1:26
n. 56 Cartoon! 1:14
n. 57 Scivolando … 1:12
n. 58 Danza 0:54
n. 59 Autoritario … punito! 0:57
n. 60 Corale vibrante 1:32
n. 61 Prigione e fuga 1:17
n. 62 Grancasse, legnetti e rototoms (pensando a Gustav…) 1:05
n. 63 Incanto 1:36
n. 64 Voce v[el]oce 0:43
n. 65 Da lontano 2:23
n. 66 Variazioni su una risonanza 1:08

n. 34
Si apre il sipario!
0:36

n. 35
Il canto disperso
1:50

n. 36
Piccola pantomima
1:00

n. 37
Vortici
0:43

n. 38
Cristallino
0:50

n. 39
Misterioso
1:31

n. 40
Monotòno
0:52

n. 41
Vivace
0:57

n. 42
La piuma (…pensando a Forrest Gump…)
1:06

n. 43
Eco I (da Interludio n. 2)
1:08

n. 44
Attrazione fatale (ringraziando G.B. e L.B.)
0:48

n. 45
Tre voci dialogano in canone
1:32

n. 46
In trasparenza (omaggio a Johannes Brahms)
0:40

n. 47
Bussando…(Hoquetus)
0:37

n. 48
Rituale
1:56

n. 49
Angeli
1:06

n. 50
Riccioli (Buon compleanno!)
0:37

n. 51
Eco II (da Interludio n. 10)
2:04

n. 52
Nero
0:39

n. 53
Incroci
0:49

n. 54
Arpa e violoncello
1:21

n. 55
Una linea o due?
1:26

n. 56
Cartoon!
1:14

n. 57
Scivolando …
1:12

n. 58
Danza
0:54

n. 59
Autoritario … punito!
0:57

n. 60
Corale vibrante
1:32

n. 61
Prigione e fuga
1:17

n. 62
Grancasse, legnetti e rototoms (pensando a Gustav…)
1:05

n. 63
Incanto
1:36

n. 64
Voce v[el]oce
0:43

n. 65
Da lontano
2:23

n. 66
Variazioni su una risonanza
1:08

LIBRO III

n. 67 Sveliamo le campane 1:12
n. 68 Jeux de cloches 1:31
n. 69 Lo specchio deformante 1:37
n. 70 Due canti si spingono lontano… 0:56
n. 71 Corde 1:35
n. 72 Senza tempo, en rêve 1:29
n. 73 Vicino/Lontano 0:45
n. 74 Big Bach 0:46
n. 75 Orologi pazzi 1:05
n. 76 Un canto, un’aura e varie simmetrie 1:56
n. 77 Ruinas 1:04
n. 78 Trilli e guizzi 1:19
Trittico di triadi (piccola sonata):
n. 79 I movimento: con forza 1:07
n. 80 II movimento: religioso 1:36
n. 81 III movimento: presto, cadenza 1:02
n. 82 Estremi in evidenza alternata e…un cuore 1:05
n. 83 Nostalgia 1:15
n. 84 Lame di Bach 1:14
n. 85 Crescendo meccanico 0:51
n. 86 Non aprite quella porta! 1:33
n. 87 La risata contagiosa 0:58
n. 88 Variazioni sulla leggerezza 1:26
n. 89 Onde con relitti 1:16
n. 90 Ho un ritmo in testa… 0:55
n. 91 Feuilles mortes 2:02
n. 92 Risonanze oscure 0:59
n. 93 Sisifo 0:53
n. 94 Zapping clap 0:59
n. 95 Mandolino 1:25
n. 96 Organum (rilettura di “Mandolino”) 1:20
n. 97 Fuga [tra i tasti…] 1:03
n. 98 Ad lucem (eco risolta di XII Interludio) 1:08
n. 99 Encore! (Introduzione e cadenza) 1:52
n. 100 Otto variazioni concentriche per pianoforte a quattro mani (Ilaria Baldaccini con Emanuela Piemonti) 3:27

n. 67
Sveliamo le campane
1:12

n. 68
Jeux de cloches
1:31

n. 69
Lo specchio deformante
1:37

n. 70
Due canti si spingono lontano…
0:56

n. 71
Corde
1:35

n. 72
Senza tempo, en rêve
1:29

n. 73
Vicino/Lontano
0:45

n. 74
Big Bach
0:46

n. 75
Orologi pazzi
1:05

n. 76
Un canto, un’aura e varie simmetrie
1:56

n. 77
Ruinas
1:04

n. 78
Trilli e guizzi
1:19

Trittico di triadi (piccola sonata):

n. 79
I movimento: con forza
1:07

n. 80
II movimento: religioso
1:36

n. 81
III movimento: presto, cadenza
1:02

n. 82
Estremi in evidenza alternata e…un cuore
1:05

n. 83
Nostalgia
1:15

n. 84
Lame di Bach
1:14

n. 85
Crescendo meccanico
0:51

n. 86
Non aprite quella porta!
1:33

n. 87
La risata contagiosa
0:58

n. 88
Variazioni sulla leggerezza
1:26

n. 89
Onde con relitti
1:16

n. 90
Ho un ritmo in testa…
0:55

n. 91
Feuilles mortes
2:02

n. 92
Risonanze oscure
0:59

n. 93
Sisifo
0:53

n. 94
Zapping clap
0:59

n. 95
Mandolino
1:25

n. 96
Organum (rilettura di “Mandolino”)
1:20

n. 97
Fuga [tra i tasti…]
1:03

n. 98
Ad lucem (eco risolta di XII Interludio)
1:08

n. 99
Encore! (Introduzione e cadenza)
1:52

n. 100
Otto variazioni concentriche per pianoforte a quattro mani (Ilaria Baldaccini con Emanuela Piemonti)
3:27

Alessandro Solbiati, allievo di Franco Donatoni e di Sandro Gorli, si è diplomato in composizione e in pianoforte (con Eli Perrotta) presso il Conservatorio di Milano. Vincitore nei primi anni ‘80 di vari concorsi nazionali e internazionali, da più di trent’anni è eseguito nei principali festival europei. Molte le incisioni monografiche in CD e DVD, con varie case italiane ed europee. In campo teatrale esordisce con Il carro e i canti, da Puŝkin (Trieste -Teatro Verdi, aprile 2009) e continua con Leggenda, da Dostoevskij, commissione del Teatro Regio di Torino, messa in scena nel settembre 2011 (direzione di Gianandrea Noseda, regia di Stefano Poda). Una terza opera, Il suono giallo, da Kandinskij, messa in scena al Teatro Comunale di Bologna nel 2015 con la direzione di Marco Angius, vince il Premio Abbiati della critica musicale come miglior prima esecuzione in Italia nel 2015. Dal 2013 effettua per Radiotre serie di emissioni intitolate “Lezioni di musica”. Nel 2021 esce per Sonitus Nella mente del compositore, un lungo excursus sulla sua esperienza compositiva, curato da Andrea Monarda.
Insegna Composizione dal 1982 (prima al Conservatorio di Bologna e dal 1995 in quello di Milano). Dal 2023-24 insegna Composizione ai Corsi di Alto Perfezionamento dell’Accademia di Santa Cecilia in Roma. Pubblica per la Casa Editrice Suvini Zerboni di Milano.

Ilaria Baldaccini, pianista e clavicembalista, allieva di pianoforte dei Maestri Maria Gloria Belli e Giovanni Carmassi, allieva di clavicembalo dei Maestri Annaberta Conti e Gordon Murray (con il quale ha studiato presso l’Università per la musica e le arti interpretative di Vienna), suona prevalentemente come solista alternando repertori barocchi, classici e contemporanei, collabora con molti compositori del panorama musicale attuale e svolge un costante lavoro di ricerca sulla letteratura pianistica del Novecento storico poco conosciuta al grande pubblico o inedita. Molte le pubblicazioni discografiche per EmaVinci Records, tre delle quali incentrate sulla personale ricerca intorno alla produzione pianistica di autori che fanno capo alla scuola di Roberto Lupi e Luigi Dallapiccola. I suoi dischi e i suoi recital hanno ottenuto ampia divulgazione e grande consenso di pubblico e di critica, che la dipinge come una delle pianiste italiane più interessanti, sofisticata e di grande bravura interpretativa, caratterizzata da una grande sensibilità al suono, sempre frutto di un profondo scavo interiore.

Emauela Piemonti si accosta al pianoforte a quattro anni sotto la guida della madre e studia poi al Conservatorio di Milano con Anita Porrini ed Alberto Mozzati diplomandosi a pieni voti nel 1980.
In seguito all’incontro con il Trio di Trieste fonda nel 1982 il Trio Matisse con il quale vince i Premi Internazionali Vittorio Gui di Firenze, Atkinson di Milano e Città di Torino, risultando finalista alla Melbourne Chamber Music Competition. Ha suonato per le Società e nelle Sale italiane più prestigiose (Teatri La Fenice, S. Carlo, Carlo Felice, Ponchielli, Olimpico di Vicenza e di Roma, Bibiena, Quirinale, Sala Verdi di Milano, Lingotto, Salone dei Cinquecento…) e ha effettuato tournées in Germania, Spagna, Francia, Austria, Portogallo, Bulgaria, Israele, Australia, Cina. Ha collaborato con compositori quali Kagel, De Pablo, Sciarrino, Kurtág, Francesconi, Fedele, Solbiati. Ha inciso per le etichette Aura, Amadeus, EmaVinci Records, LimenMusic e Stradivarius. Ha registrato per Naxos i due Tripli Concerti di Casella e di Ghedini, CD che ha vinto il premio “Choc de Classica” per la rivista francese Classica Magazine.
È titolare della cattedra di musica da camera presso il Conservatorio “G.Verdi” di Milano.